MAX GERICKE

di Manfred Karge
regia Fabrizio Arcuri
con Angela Malfitano

TRA UN ATTO E L’ALTRO E ACCADEMIA DEGLI ARTEFATTI


Germania. Secolo scorso. Ella Gericke.
Una storia vera.
26 frammenti di una vita.
Quanti frammenti contiene una vita?


Giacca come pantaloni (il titolo originale) è diventato ormai il suo abbigliamento, perché la miseria della depressione economica prima e i nazisti poi l’hanno costretta a dimenticare di essere donna.
Vedova a vent'anni di un operaio gruista, non sapendo come sbarcare il lunario, si è semplicemente sostituita al marito, morto di cancro, per non perdere quel posto di lavoro.
Ora che per Ella, la maggior parte della vita è passata e «meno male» aggiunge, rivede come in uno specchio rotto la storia della sua esistenza, dove non c’è stato spazio né per l’amore né per il dolore, ma dove ogni scelta è stata fatta in nome della sopravvivenza, fino a dimenticare del tutto la propria identità.
Anche questa è una forma di resistenza.
Il monologo è dunque, a dispetto dell'ironico sottotitolo, una fiaba in cui, in una serie di schegge, si ripercorre, nella prospettiva di questa strana eroina, un trentennio di storia tedesca, e tutte le sue contraddizioni. Un album di famiglia che si apre, alcune foto sono ancora nitide come il ricordo che le accompagna. Altre sono sbiadite. Il presente che è l'unico dato certo, cerca di fare spazio con forza a un futuro che non riesce a somigliare al passato. A chi somiglia allora?
Fabrizio Arcuri

Volevo andare ancora oltre, stanca delle solite figure femminili. E dopo avere interpretato una vecchia attrice parlante al pubblico dalla propria bara ne La Regina degli Elfi di Elfriede Jelinek, era difficile trovare altro ancor più di frontiera. Così l'ho voluta oltrepassare, la frontiera, e andare en travesti, nel maschile. Tanta meravigliosa scelta! E  Fabrizio Arcuri ha accolto il mio desiderio con Max Gericke. Non poteva esserci scelta più giusta. Nuoto in queste acque non sentendomi più sottolineata dal genere ma in una diversa libertà, dove l'anima, e tutta la gamma delle emozioni e dei ricordi della protagonista si susseguono in una continuità e contiguità semplicemente umane. Merito anche delle parole di Karge e delle scelte di Arcuri : «Questo personaggio che interpreti è un Amleto al contrario, è un cane a testa in giù. E’ un essere o non essere. Essere questo o non essere questo; e visto che l’autore ha lavorato con Heiner Muller, ha chiara la questione dell’ Hamletmachine di Muller»  cioè lo scardinamento dei ruoli, il non stare più al gioco, che è insito nella storia che raccontiamo ma anche nella scelta di frontiera che abbiamo fatto insieme.
Angela Malfitano

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